Dopo la Lista di Documentari sul Fast Fashion non poteva mancare la Lista di TED Talks sulla Moda Ecosostenibile!
Cosa sono i TED Talks?
I TED Talks sono una serie di conferenze gestite e organizzate dall’associazione no-profit statunitense Sapling Foundation. Le conferenze sono organizzate in tanti singoli “talk”, brevi monologhi di una persona che desidera condividere una sua idea con il mondo.
lo slogan delle TED Talk è infatti ideas worth spreading: “idee che vale la pena diffondere”, e il suo obiettivo può essere riassunto in “attivare il potere delle idee di cambiare il mondo”. I talks possono affrontare qualsiasi argomento e spesso sono incredibilmente motivazionali.
7 TED Talks sulla Moda Ecosostenibile da vedere
Ecco quindi le TED Talks a tema Moda Sostenibile che ho amato di più, che mi hanno motivata e ispirata. Ho scritto un breve riassunto per ognuna. Spero che siano interessanti e possano farti scoprire qualcosa di nuovo
You Are What You Wear | Christina Dean
Durata: 16 minuti
Mentre ci vestiamo svogliatamente al mattino, sappiamo di far parte di una delle industrie più inquinanti del pianeta? Spesso no. Christina, giornalista e ambientalista, ci mostra i numeri della sua battaglia lunga 7 anni contro l’industria del Fast Fashion.
È stimato che il 20% dell’inquinamento idrico industriale sia dovuto alle sole industrie tessili. In Cina, uno dei paesi con più alta produzione di abbigliamento, si stima che il 75% delle malattie siano collegate all’inquinamento dell’acqua.
80 miliardi di vestiti sono creati da zero ogni anno. Noi occidentali copriamo il 60% in più di vestiti rispetto a 10 anni fa… senza spendere di più. I vestiti sono diventati assurdamente economici, e spesso di cattiva qualità. Siamo, in pratica, vestiti di stracci: stracci economici che si rovinano dopo una stagione, e noi desideriamo quindi gettarli via e sostituirli.
Christina parla di un argomento che mi tocca nel personale: anche lei, come me, solo vestendosi con vestiti usati si è finalmente sentita sé stessa. Perché quello che indossi ti rappresenta, i tuoi vestiti dicono come ti vuoi mostrare al mondo: non puoi indossare qualcosa che va contro i tuoi ideali. Ecco perché siamo ciò che indossiamo.
Christina ci invita a diventare soldati nella battaglia contro l’inquinamento dell’industria della moda. In quanto consumatori, tutti abbiamo il potere di farlo: consumando meno, consumando meglio, acquistando di seconda mano.
Ma abbiamo davvero tutto questo potere? Sì. Ricerche sull’analisi del ciclo di vita dei prodotti hanno dimostrato che il 58% dell’impatto negativo dei vestiti sul pianeta non è causato dalla produzione PRIMA che noi li acquistiamo in negozio, ma DOPO.
Questa, secondo Christina, è un’ottima notizia. Perché significa che noi possiamo fare molto: significa che noi abbiamo più potere dell’industria di ridurre l’inquinamento della Moda, cominciando dai 4 Passi per un Guardaroba Sostenibile.
The Wardrobe to Die For | Lucy Siegle
Durata: 18 minuti
Forse uno più famosi TED talk a tema moda ecosostenibile: Lucy Siegle ci mostra i numeri dell’industria della moda.
- 80 miliardi: nuovi capi di abbigliamenti prodotti ogni anno a livello globale;
- 2 milioni di tonnellate: rifiuti tessili che finiscono in discarica ogni anno;
- 19: jeans che Lucy ha nel suo armadio;
- 11.000: litri di acqua necessari per produrre un singolo paio di jeans;
- 52: stagioni di produzione di abbigliamento Fast Fashion all’anno (invece delle 2 storiche: primavera-estate e autunno-inverno);
- 840 milioni: capi prodotti da Zara ogni anno;
- 3: posizione di Amancio Ortega, proprietario di Zara, sulla lista degli uomini più ricchi del mondo (nda: nel 2014; adesso è in sesta posizione)
- 80% del prodotto interno lordo del Bangladesh è derivato dall’industria della moda;
- 5600: fabbriche tessili in Bangladesh;
- 3 milioni di persone, soprattutto giovani donne, che lavorano in questo settore in Bangladesh;
- 1133: persone che hanno perso la vita nel disastro di Rana Plaza il 24 aprile 2013;
- 1.5 milioni: bambini costretti a raccogliere il cotone in Uzbekistan ogni settembre;
- 30: numero di volte che dobbiamo promettere indossare ogni capo per renderlo sostenibile e combattere la cultura dell’usa e getta.
È importante interessarsi e capire la storia dei nostri abiti e il loro impatto ambientale per smettere di acquistare e consumare in modo casuale e diventare consumatori consapevoli.
P.S.: Lucy consiglia a tutti di fare un inventario del proprio armadio: contare ogni singolo capo di abbigliamento che possediamo. Io l’ho fatto con la challenge #ContoilMioArmadio e l’ho trovata un’esperienza illuminante.
I Broke Up with Fast Fashion and You Should Too | Gabriella Smith
Durata: 9 minuti
Quante magliette hai nel tuo armadio? Gabriella ne ha 116. E, ovviamente, niente da mettere. Ma Gabriella si accorge che il numero dei capi nel suo armadio non ha più un valore, ma ha un impatto.
Per realizzare una singola t-shirt si utilizzano 2700 litri di acqua. Per 116 magliette, fa più di 300.000 litri di acqua: acqua da bere per 429 anni di vita.
Dopo aver scoperto l’impatto dell’industria della moda sul pianeta, Gabriella ha deciso di dedicare la sua vita alla sensibilizzazione sugli effetti del Fast Fashion sul nostro pianeta, fondando UpCycle Project, dove educa i nuovi designer a ripensare la moda tenendo sempre in considerazione l’impatto ambientale e sociale di ogni capo.
E noi, cosa possiamo fare a livello personale? Smettere di fare shopping. Gabriella non ha acquistato nuovi abiti per un intero anno, decisa a indossare solo quello che aveva già nell’armadio. E si è sentita libera, finalmente allineata con i suoi ideali
The High Cost of Our Cheap Fashion | Maxine Bédat
Durata: 18 minuti
Sappiamo che il cambiamento climatico è qui. Sappiamo di dover usare meno acqua, di spegnere le luci, di usare auto a basse emissioni. Ma è davvero abbastanza? Secondo Maxine Bédat, possiamo fare ancora di più attraverso l’abbigliamento.
Perché proprio l’abbigliamento? Perché l’industria della moda è una delle 5 industrie più inquinanti del pianeta; per questo è importante diventare consumatori consapevoli anche con i vestiti.
Prima di acquistare dovremmo quindi:
- controllare l’etichetta. Da dove vengono i vestiti che stiamo acquistando? Di che materiale sono fatti? (es. dovremmo evitare il poliestere, che ormai è in metà dei nostri capi, perché ad ogni lavaggio rilascia microplastiche nell’acqua, che finiscono in mare e che noi ci mangiamo attraverso i pesci);
- controllare le cuciture. I capi Fast Fashion spesso hanno le cuciture già molle e mezze scucite. I nostri vestiti per essere vestiti devono durare nel tempo; un capo poco resistente non è sostenibile;
- amare quello che compri. I brand investono così tanti soldi in marketing per farci piacere anche quello che non ci piace, farcelo comprare e poi abbandonare nell’armadio;
- fare domande ai brand. Dove sono le fabbriche? Come vengono pagati i lavoratori? Come utilizzano le risorse idriche? L’organizzazione Fashion Revolution fa questo dal 2013.
Perché queste domande nessuno le fa. A differenza del cibo, nel mondo della moda ancora non esiste un “capo biologico” con una certificazione riconosciuta di ridotto impatto ambientale. Maxine, dopo averci illustrato i danni dell’industria della moda, ha messo in piedi un progetto per creare dei vestiti sostenibili e “biologici”.
Ha chiamato questo progetto The New Standard. Gli abiti sono prodotti localmente, pensati per la vera vita dell’utilizzatore (chi è, cosa fa e dove va durante la sua giornata) e realizzati con materiali naturali in tutta la filiera (il 90% dei brand Fast Fashion non sa da dove arriva il materiale che utilizzano).
Fast Fashion’s Effect on People, The Planet, & You | Patrick Woodyard
Durata: 18 minuti
Guarda i vestiti e che indossi in questo momento. Sai chi ha fatto questi vestiti? Sai quanto è stata pagata la persona che li ha realizzati?
La risposta probabilmente è no. Perché questo processo è ormai talmente distante da noi che non lo percepiamo. A differenza del cibo che mangiamo, non sappiamo niente dei nostri vestiti, e sembra che nessuno ci debba spiegazioni.
Tutti i beni sono aumentati di prezzo negli ultimi anni, e costano ora fino al 70% di più rispetto agli anni ’90. Tutti, a parte l’abbigliamento. L’abbigliamento costa sempre meno. Chi non era entusiasta della cosa? Da adolescente, io ero entusiasta di andare da Penneys a Dublino e trovare scarpe a 10€.

Ma perché questi capi costano così poco? Chi sta pagando il vero prezzo di questi capi economici?
Noi. Stiamo comprando a poco, ma 500% di più: pensiamo di risparmiare, ma spendiamo in capi di scarsa qualità che poi gettiamo via con facilità. Il meccanismo psicologico del Fast Fashion ci impedisce di risparmiare;
Il pianeta. I vestiti Fast Fashion sono realizzati in paesi in via di sviluppo che utilizzano le fonti di energia più inquinanti, come il carbone. L’industria della moda, da sola, è considerata colpevole del 10% delle emissioni di C02 globali. Inoltre, questi paesi spesso non esistono o non vengono rispettare le regolamentazioni per la salvaguardia per l’ambiente, di fatto inquinando per sempre con tinture tossiche litri e litri di acqua. L’industria della moda è la seconda al mondo per inquinamento di risorse idriche.
Chi realizza i vestiti. L’industria della moda è un modello che permette la schiavitù moderna, con salari bassissimi (2 dollari al giorno in Bangladesh), lavoro minorile e continui abusi. Questo sistema mantiene le persone in perenne povertà e non è né etico né sostenibile.
Patrick è convinto che questo sistema può essere sostituito e migliorato. In un mondo in cui si può premere un bottone e videochiamare il capo delle Risorse Umane dall’altra parte del pianeta, dobbiamo rifiutarci di credere che manchi la tecnologia per avere un’industria della moda più trasparente, più sostenibile e equa per tutti.
Se vuoi saperne di più su chi realizza i nostri vestiti, puoi trovare info sull’articolo Parliamo di Fast Fashion.
Dressing for Confidence and Joy | Stasia Savasuk
Durata: 17 minuti
Questo TED talk non è strettamente legato alla sostenibilità, ma siccome penso che stile personale e sostenibilità siano legati a doppio filo, ho deciso di inserire lo stesso questo talk, che è adorabile e davvero motivante.
Vestirci in modo che il nostro IO interiore sia coerente con quello che abbiamo addosso. Perché è importante? Ce lo spiega Stasia, in un carinissimo discorso sul come cambiare un paio di pantaloni potrebbe cambiarci la vita.
Dalla nascita della sua primogenita, Stasia si pone una serie di domande per poter celebrare al meglio la diversità e la bellezza di su figlia, nata diversa dagli altri bambini.
Le domande che dobbiamo porci sono: “Chi sono io, e come voglio presentarmi al mondo?” Le donne di questo video rispondono a queste domande con una serie di aggettivi-guida che le hanno aiutato a vestirsi in modo da far combaciare aspetto esteriore e obiettivi interiori.
In questo modo, dice Stasia, si può davvero cambiare vita, celebrando con gioia la nostra bellezza e diversità. Accettando chi siamo veramente, e smettendo di adeguarci alle aspettative altrui, possiamo davvero brillare. Stasia la chiama “Congruenza Dentro-Fuori”. Perché lo stile non riguarda i vestiti che indossi. Riguarda che tu sei veramente, dentro di te. E quando lo sai, non hai bisogno dell’approvazione di nessuno.
E poi la figlia di Stasia è adorabile. Guardatelo 🙂
Change your Closet, Change your Life | Gillian Dunn
Durata: 15 minuti
Questa TED Talks nasce da un aneddoto personale: una candela che si è sciolta prima di essere stata accesa. Questo piccolo contrattempo scatena una riflessione in Gillian, che ci racconta un bellissimo spaccato di vita non vissuta: quella degli oggetti troppo belli che non vogliamo utilizzare.
Questo atteggiamento spesso lo abbiamo fin da bambini: chi non incollava gli sticker da nessuna parte ma li custodiva gelosamente nel cassetto? Chi non usava penne con i glitter e agende troppo belle per non “consumarle”?
Gillian parla proprio di questo. La candela la stava conservando cura per le occasioni speciali. E quell’occasione non è mai arrivata, perché gli oggetti non sempre ci aspettano.
Gillian ha usato questo aneddoto personale per raccontare una storia che è di tutti noi, accumulatori seriali di cose belle che non usiamo perché… sono troppo belle. Viviamo nell’abbondanza, ma abbiamo la mentalità della scarsità: siamo bravissimi a acquistare e possedere le cose, ma non vogliamo utilizzarle per paura che finiscano o si rovinino. E alla fine scopriamo che quel vestito bellissimo, chiuso nel cassetto, è ormai troppo stretto; che le penne con i glitter non scrivono più; che la candela dal profumo buonissimo si è sciolta senza di noi. Le “occasioni speciali” non sono mai arrivate.
Proprio per questo, come dice Gillian, la nostra casa si trasforma in “un santuario per cose che non accadranno mai”.
Allo stesso tempo, Gillian è una ricerca di soluzioni. Perché questo atteggiamento è così radicato in alcuni di noi? E cosa possiamo fare per rimediare?
Le cose belle sono fatte per essere ammirate, usate e godute. Se devi metterlo via per proteggerlo… tanto vale non averlo. Tira fuori quel vestito, usa il servizio buono, accendi le candele. Celebriamo il presente e godiamo ORA di tutto ciò che è bello nella nostra vita. Senza aspettare un’occasione speciale, perché… lo sai già, vero?
Ogni giorno è un’occasione speciale, se glielo permettiamo.
TED Talks sulla Moda Ecosostenibile – Conclusioni
Spero che questi TED Talks a tema Moda Ecosostenibile siano stati interessanti e illuminanti come sono stati per me. Se conosci altre TED Talk sulla Moda Ecosostenibile e Fast Fashion che ti hanno affascinato, fammelo sapere con un commento qui sotto!

Vorresti vestirti in modo etico e sostenibile ma non sai da dove iniziare? Comincia da qui:
- Armadio Sostenibile: Una Guida per Iniziare
- Come mi sono rifatta l’Armadio in modo Etico senza Spendere 1€
- Come Smettere di Comprare Vestiti e Essere Felice
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Ciao! Sono Michela e scrivo di sostenibilità, moda etica e alimentazione plant-based. Inizia da qui!